Dopo gli studi in pittura e decorazione presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli e quella di Brera, nel 2006 Cinque trascorre una permanenza di tre mesi tra Philadelphia e New York. Nel 2010 partecipa al workshop Capturing the elusive here tenuto dall’artista ispano-americano Isidro Blasco presso AreaOdeon a Monza e alla mostra Eruption presso la White Box Gallery di New York. Espone un’opera al Padiglione Campania della 54° Biennale d’arte di Venezia .
Nel 2014 ha collaborato, con il collettivo olandese Company New Heroes, al progetto europeo Seismic sull’innovazione urbana e allo European Youth Exchange Babel a Turku (Finlandia). È tra lə cento artistə selezionatə da Saatchi Art per la prima The Other Art Fair a Los Angeles. Nel 2019 la personale A winter’s tale vede l’inizio della sua collaborazione con la Palue Gallery di Pontresina, in Svizzera.
Ciao, sono Mary Cinque! Al momento la mia casa e il mio studio sono ad Agerola, dove sto realizzando opere ispirate alla mia permanenza di quasi tre anni a Londra.
Fin da piccola, grazie ai miei genitori, ho sempre viaggiato. Quando mia madre era incinta, comprarono un furgoncino Volkswagen e sono partiti per i paesi scandinavi. Questo è stato per me il mio primo viaggio. Quando avevo 2 o 3 anni, ci siamo poi trasferiti in Etiopia dove ho trascorso parte della mia infanzia, tornando a più riprese. Quando da grande ho iniziato a dipingere i paesaggi urbani, sono sempre stata attirata da un’architettura razionalista, o di epoca fascista come diremmo noi in Italia.
Guardando le diapositive che mio padre aveva scattato ad Addis Abeba ho capito l’origine di questa influenza: anche la scuola italiana che frequentavo aveva questo tipo di architettura.
Marea: Tra le esperienze di vita e lavorative che hanno influenzato la tua ricerca artistica c’è sicuramente Londra. Ci racconti di più?
Londra ha avuto un’influenza importantissima sul mio lavoro, non solo per gli stimoli che mi ha dato, soprattutto grazie alle persone che ho incontrato, ma anche perché è stato lì che ho sperimentato una tecnica che poi si è rivelata a me molto congeniale: il pastello a olio. È uno strumento che mi consente di disegnare ma anche di dipingere; mi permette infatti di conservare la gestualità del disegno, che è alla base della mia tecnica.
La mia produzione artistica è molto variegata, ma il terreno comune è rappresentato dall’interesse per l’essere umano e da tutto quello a lui/lei connesso: le città, gli oggetti, ma mi piace anche ritrarre persone nella loro vita quotidiana. Raramente c’è l’ambiente naturale; quando c’è, è un aspetto secondario dell’opera.
Agerola è il paese dove ho trascorso parte della mia infanzia. È un posto molto tranquillo, dove ci sono una dimensione e un ritmo diversi rispetto alla grande città. Da quando sono tornata qui, ho dedicato un po’ di tempo anche alla costiera amalfitana. Mi piace vedere questo incontro tra la città e un ambiente più rurale.
Mi trovo in una posizione ideale. È come se, dalla fine del 2019 a oggi, stessi facendo una lunga residenza artistica. Sto tirando fuori dal mio archivio di foto e di schizzi tutti gli stimoli che mi ha dato Londra.
Per me Agerola rappresenta una piccola oasi di calma, ma allo stesso tempo ti dà la possibilità di raggiungere facilmente Napoli o Amalfi. Laddove lo si voglia, dà la possibilità all’artista di chiudersi nel suo studio, concentrarsi, guardarsi dentro e tirare fuori quello che desidera che è il meglio che unə artista possa chiedere.