MAP

Fritz Haeg ~ «Da Salmon Creek Farm a Casa L’Orto»

Fritz Haeg a Casa L'Orto.

A Praiano il tempo è un concetto astratto che si dilata e si restringe, disperdendosi come un sussurro nel respiro del mare. Lo sa bene Fritz Haeg, l’artista californiano ospite di Carol LeWitt che ha vissuto per tre settimane nel verde di Casa L’Orto, con i suoi secolari terrazzamenti distesi al sole e sapientemente convertiti in orticelli biologici.

Dall’approccio transdisciplinare e relazionale, il lavoro di Haeg abbraccia diversi medium tra cui la danza, la performance, il design, l’installazione, e discipline come l’ecologia e l’architettura, attravero il coinvolgimento della comunità.

Ideatore di Samon Creek Farm, un progetto artistico nato a Mendocino, in California, «una specie di ibrido queer-fattoria-santuario-scuola» ed ex insediamento hippie durante gli anni ‘70, insieme allə suə collaboratorə, l’artista californiano dà vita ogni giorno a nuove possibilità per l’arte, un’arte che fornisce la vita e di cui prendersi cura.

Haeg ha creato progetti ed esposto lavori in diversi musei e istituzioni tra cui the Museum of Modern Art (MOMA), the Walker Art Center, the Whitney Museum of American Art, the Guggenheim Museum, the Tate Modern. Il suo lavoro è riconosciuto a livello internazionale, con contributi sul The New York Times, Financial Times, Frieze, Artforum, The Independent, ecc.

L’abbiamo intervistato.

Marea: Fritz, la tua relazione con l’Italia e con Praiano è una relazione profonda che risale a molto tempo fa. Ce la racconti?

Il mio primo incontro con l’Italia risale a trenta anni fa, quando studiavo Architettura a Venezia. Nel corso di tutto questo tempo, sono tornato diverse volte. Ho vissuto per anni in Toscana in una casa colonica; a metà anni ’90 ho trascorso un anno a Roma, e nel 2010 ho studiato un anno in Accademia; ho anche passato un anno e mezzo in una farm in Abruzzo, dove lavoravo a vari progetti artistici. Tornavo ogni stagione per poche settimane.

E poi c’è stata Praiano. Insieme a Casa L’Orto, Praiano è stata nei miei pensieri per molto tempo. Carol LeWitt mi invitò per la prima volta undici anni fa quando trascorsi qualche giorno qui con lei. Mi raccontò la storia di questo posto e mi fece conoscere i terrazzamenti che costellano questi paesi. Parlando di Casa L’Orto, Carol mi diceva sempre: «Quando vuoi tornare, è sempre qui che ti aspetta». C’è voluto un po’ di tempo ma finalmente ho avuto la possibilità di farlo. È incredibile che siano trascorsi undici anni dal mio ultimo viaggio in Italia. Quest’ultimo periodo qui a Praiano è stato molto profondo e intenso. Mi è servito per riconnettermi con questa terra.

Marea: Nel 2016 hai dato vita a Salmon Creek Farm (SCF), la tua opera d’arte totale. Uno spazio di sperimentazione di arte, vita e natura dove, tra danza, performance, scittura e lettura collettiva, lavori ogni giorno alla creazione di nuove forme di comunità. Comunità capaci di vivere attraverso i valori della condivisione, della semplicità e della sostenibilità. Ci parli della storia da cui trae linfa SCF e quali sono i vostri progetti futuri? Hai notato punti di contatto con la vita qui a Praiano?

Salmon Creek Farm è un progetto artistico a lungo termine concepito da più menti. Sorge a tre ore a nord di San Francisco. È una specie di ibrido queer comune-fattoria-santuario-scuola. Nasce storicamente nel 1971 sulla costa di Mendocino ad Albion, in California, da un gruppo di giovani hippy impegnatə all’epoca in una rivoluzione controculturale negli Stati Uniti, che in realtà era una rivoluzione globale. SCF si colloca in questo contesto, caratterizzato dalle proteste studentesche di fine anni ’60. Erano giovani che protestavano contro la guerra in Vietnam e si opponevano al conformismo, promuovendo al contempo questioni come i diritti civili, la liberazione dei gay e la coscienza ambientale.

Al contempo, era una cultura di intraprendenza, semplicità e ritorno ai fondamenti che si interrogava su questioni che mettevano in discussione la società moderna e su quanto stesse diventando eccessivamente materialista, tossica nel suo voler imporre come vivere o come essere in contatto con le altre persone. Ovviamente, erano molto interessatə anche all’ascesa di un movimento femminista e di quello ambientalista, quello che all’epoca era chiamato Cultura Gay o Radicalismo Gay. A fine anni ‘70, si verificò poi un particolare movimento sociale e ambientale. Voltando le spalle ai sistemi in cui non credevano più, hanno imparato a costruire le proprie case, a creare i propri vestiti, a coltivare il proprio cibo vivendo in comunità. È stato bello constatare che la vita a Salmon Creek Farm condivide gli stessi valori che ho ritrovato qui a Praiano dove la comunità ha una forte connessione con la terra e la natura. Sono verità molto semplici, universali, senza tempo.

Allo stato attuale, sto avviando a Salmon Creek Farm un’organizzazione senza scopo di lucro, con un consiglio di amministrazione e dei manager per la sua gestione. Per sei mesi all’anno sarà un luogo di ritiro spirituale, di fusione e armonia tra pratiche artistiche e legate all’ambiente, e per la restante parte dell’anno presenterà un programma educativo a cui stiamo lavorando. Potrò forse così tornare più spesso in Italia. È qualcosa a cui sto già pensando.

Courtesy Salmon Creek Farm
Courtesy Salmon Creek Farm
Marea: Dopo queste periodo a Casa L’Orto e in costiera amalfitana, quali sono gli elementi o gli aspetti che ti hanno affascinato e che porterai con te quando tornerai a casa? Come si è evoluta la tua relazione con questo luogo nel corso della tua permanenza a Praiano?

Ho trascorso in Costiera Amalfitana tre settimane. Durante questo periodo, ho avuto la possibilità di prendermi una pausa dalla quotidianità a Salmon Creek Farm. È stato profondo poter essere in un luogo relativamente lento, tranquillo e connesso alla terra, che è ciò a cui tengo di più nel mio lavoro, insieme all’ecologia e al tema della comunità. Questo aspetto lo percepisco in maniera intensa qui a Praiano ed è qualcosa che Carol rimarca sempre quando parla di questo posto e della sua storia, una relazione profonda a cui è molto connessa e sulla quale sta facendo molte ricerche in questo momento.

Il periodo qui a Praiano mi ha permesso di meditare sui prossimi capitoli della mia vita e del mio lavoro. È stato molto utile perché non sono riflessioni che puoi fare quando sei nel bel mezzo della vita, specialmente con tutto il lavoro che ho a Salmon Creek Farm. Mi ha affascianto molto questa storia di resourcefulness, di semplicità e la capacità di sfruttare al meglio le risorse disponibili. L’abilità di coltivare il proprio cibo negli antichi terrazzamenti che costellano la costa, la connessione con il mare. Ricordo che l’aspetto che mi colpì di più durante la mia prima visita a Praiano fu la difficoltà di vivere in un luogo così isolato. E allora bisogna essere intraprendenti e connessi alla comunità. Si dipende lə dallə altrə, si usa tutto e si ricicla tutto in maniera circolare.

Penso che oggi abbiamo perso il contatto con questo modo di vivere. Oggi investiamo le nostre energie nelle grandi città il ché causa tantissimo spreco, evitabile con una generale disconnessione, comprendendo la provenienza delle tue risorse e dove vanno a finire i tuoi rifiuti. Semplicemente, questa dispersione non si verifica in un piccolo villaggio come questo o vivendo nel bosco come facciamo noi. Mi auguro di ritornare presto a Praiano. Sento profondamente di avere un lavoro futuro da fare qui, non so ancora quale forma assumerà. Questo periodo è stato molto speciale. Dopo due anni di pandemia, tuttə si chiedono che tipo di vita vogliono avere, cosa si sono persə e di cosa hanno bisogno. Finalmente, per la prima volta dopo molto tempo, ho avuto l’opportunità di pensare a cosa voglio fare. Parto da Praiano con molti pensieri sul futuro, con la speranza di trascorrere più tempo qui e in Costiera Amalfitana.

Courtesy Salmon Creek Farm
Courtesy Salmon Creek Farm