È venut* a trovarci il Collettivo ৺ ෴ ර ∇ ❃ ̅ per approfondire le ricerche al ritmo delle onde e raccogliere le storie provenienti dal mare. L’abbiamo intervistato!
Nato come gruppo di riflessione, spazio di lettura e progettazione militante e artistica, il Collettivo ৺ ෴ ර ∇ ❃ approfondisce l’intersezione tra il femminismo e la questione meridionale, rielaborando miti della tradizione e racconti storici in chiave presente.
Qual è l’ambito di ricerca del Collettivo ৺ ෴ ර ∇ ❃ ̅ ̅ ?
Il collettivo nasce online nell’ottobre 2020 come gruppo di riflessione, spazio di lettura e progettazione militante e artistica, che vuole approfondire l’intersezione tra il femminismo e la questione meridionale, rielaborando miti della tradizione e racconti storici in chiave presente. Abbiamo notato che esiste un forte legame tra la rappresentazione del Meridione, le cui storie e tradizioni sono state troppo spesso ignorate, semplificate o esotizzate, e quella delle donne e le loro genealogie, anch’esse escluse o manipolate dalla narrazione dominante e univoca della storia.
Da qui il desiderio di raccontare la complessità di queste storie attraverso le voci dei soggetti (non necessariamente vivi e umani) che attraversano il Sud Italia, noi incluse, ponendo al centro ciò che è stato rimosso e mettendo in discussione i concetti di arretratezza e progresso, magico e mitico. La nostra ricerca finora ha seguito le azioni compiute dalle donne del Sud, ad esempio nei Movimenti per l’Occupazione delle Terre degli anni ’50 in Sicilia, o nelle proteste legate al terremoto del Belice degli anni ’60-’70. Durante i nostri incontri abbiamo discusso di soggettività partendo dagli scritti di Carla Lonzi, abbiamo analizzato le memorie di Goliarda Sapienza, ci siamo interessate alla mitologia legata alle delle Isole Eolie, abbiamo raccolto materiale audiovisivo (documentari, film sperimentali) prodotti in passato da gruppi femministi che si erano posti domande molto simili alle nostre.
In cosa consiste la vostra pratica curatoriale?
L’approccio metodologico che adottiamo coinvolge l’utilizzo della forma dialogica come pratica di indagine collettiva a partire da sé, dalle proprie esperienze e memorie, ispirandosi sia all ́autocoscienza femminista, sia alla rimessa in atto di rituali e miti del passato. Oltre a continuare i nostri incontri online, cerchiamo di trovare dei momenti di incontro reale in cui stare insieme, una pratica intesa a creare degli spazi temporanei in cui liberarsi dei ruoli imposti dalla quotidianità, dalle condizioni di lavoro precarie, da aspettative e proiezioni che ci opprimono.
Di qui anche l’interesse per i luoghi e località di villeggiatura presenti nel Sud, la narrazione della loro riscoperta nel dopoguerra e della tragedia del turismo stagionale e di massa che comporta alterazioni alla memoria collettiva dei luoghi. La nostra pratica può essere intesa prevalentemente di ricerca artistica: finora abbiamo realizzato un medio-metraggio d’arte, curato delle rassegne di cinema femminista e collaborato con diverse istituzioni e artiste.
Chi sono le Majare/Janare?
La janara o majara è una presenza ricorrente al sud, ed è colei che ha sviluppato dei poteri per sfuggire all’oppressione della società, della famiglia, e del suo ruolo in esse, creandosi degli spazi di libertà segreti, tenuti nascosti alla vita familiare, ma considerati pericolosi da parte degli uomini.
Si racconta che le majare, durante la notte, coprivano i loro corpi di unguenti e volavano nel cielo verso luoghi indefiniti per riunirsi con le loro compagne e festeggiare insieme. Nella nostra ricerca di spazi di vacanza, spazi di apertura e di festa, di gioco, al di là di ogni imposizione, ci sentiamo molto simili alle majare.
Cosa è emerso dal soggiorno in costiera amalfitana? L’incontro con la comunità locale ha arricchito la vostra ricerca?
Questo breve soggiorno ci ha offerto degli spunti per continuare le ricerche che abbiamo già iniziato a partire dai racconti orali della comunità locale, persone di generazioni diverse che ci hanno regalato frammenti della loro storia personale e mitologie legate al territorio, nelle quali abbiamo trovato delle somiglianze con quello che avevamo già ricercato in Sicilia, sulle majare e sulle guaritrici di campagna.
Abbiamo sentito il peso degli abitanti di Positano che, pur sostenendosi economicamente di turismo massificato, subiscono la perdita di identità territoriale data dalla conversione della cittadina a bomboniera turistica.
Oltre alle storie di mare, siamo interessate anche a tutti i racconti e le mitologie legate all’altro lato della costiera, quello dell’entroterra montuoso. Le storie delle guaritrici, i racconti del lavoro delle donne che avveniva principalmente a contatto con la terra, vorremmo cercare di legarci a queste storie, come queste possano rivivere nel quotidiano, nel nostro immaginario politico.