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La Tesi dell’Ippocampo – Un soggetto di Luca Starita e Flavio Nuccitelli

Da Marea 22, la residenza che ha visto la partecipazione dello scrittore e sceneggiatore Flavio Nuccitelli e dello scrittore e drammaturgo Luca Starita, è nato il soggetto di un film liberamente tratto dal romanzo La tesi dell’ippocampo (Luca Starita, 2018).

La storia è quella di una persona in fuga da tutti, perché in fuga da se stesso. Protagonista è un ragazzo costretto a diventare grande troppo presto, sacrificando quel passaggio fondamentale in cui ci si forma per capire chi si vuole diventare.

L’arrivo in costiera permetterà al protagonista di ritrovare una parte di sé che pensava di aver perso: «Abbiamo cercato di restituire tramite lui quello che abbiamo provato noi: allontanarsi dalla città dalla quale si proviene e dilatare, dilatare tutto fino a raggiungere un ritmo che va in sincrono con le onde del mare» – raccontano Luca e Flavio.

La prima settimana a Casa L’Orto

Durante la prima settimana in residenza a Casa L’Orto, il complesso familiare risalente al XVII secolo di proprietà di Carol LeWitt, mecenate e moglie dell’artista americano Sol LeWitt, Luca e Flavio hanno avuto modo di scoprire la perdita delle coordinate spazio-temporali che avviene una volta in costiera. Ci raccontano le loro suggestioni:

Flavio: «Ho scoperto un mondo che non mi aspettavo. Io vengo da Roma, ho sempre vissuto in città. Qui mi sveglio, apro la finestra e trovo ogni volta un panorama diverso. Un mare piatto, a volte mosso, altre volte non si vede il mare. Ora si vede quello che abbiamo davanti, altre volte no. Ed è un po’ come stare ogni giorno in un posto diverso. Svegliarmi con il silenzio significa entrare in contatto con una parte più profonda di me. Questo, ai fini di creare, di scrivere è importantissimo perché sto scoprendo tutto quello che riesci a sentire quando c’è il silenzio intorno, cosa che invece in città non accade quasi mai. Per me è un’esperienza intensa, mi ha permesso di conoscere molte cose della mia scrittura che ancora non avevo ascoltato».

Luca ci riferisce invece del suo rapporto con il tempo della costiera, un concetto astratto che si dilata come un diapason di rumori e suoni, persi tra le onde del mare:

«Questo tempo dilatato fa sembrare di stare qui da un anno e contemporaneamente da due ore. Avere la possibilità di stare fermi e riflettere soltanto su ciò che si ha da dire mi ha permesso di ascoltare alcune cose nel silenzio di questa casa e di questo mare, che rappresenta non solo uno sfondo ma anche un compagno.

La mattina interrogare il mare sulle storie che ha da raccontare stimola decisamente ciò che si vuole esprimere. Stare fermi, con l’incedere del tempo che non si ferma, è un modo unico per riuscire a scrivere e a tirare fuori quello che si ha dentro e che di solito non si può ascoltare».

I luoghi e la comunità

La scelta di ambientare la sceneggiatura del film in costiera amalfitana è stata ispirata dall’affinità che Flavio e Luca hanno verso questi luoghi, caratterizzati da stradine strette ma anche da panoramiche improvvise e scenari naturali:

«Ci siamo resi conto che avevamo bisogno non solo di un luogo esteticamente affascinante, che potesse imporsi sullo schermo, ma anche di un luogo che permettesse al nostro protagonista un cambio di vita radicale».

Tra i diversi luoghi visitati, abbiamo fatto un’immersione tra le cascate, gli specchi d’acqua e la lussureggiante vegetazione della Valle delle Ferriere, il profondo vallone compreso tra i monti di Scala e le colline di Amalfi e che, ancora oggi, conserva i ruderi della ferriera e delle antiche cartiere del Ducato di Amalfi.

Per i nostri scrittori in residenza, Praiano e la costiera amalfitana hanno rappresentato il posto ideale per riconcepire la loro storia: «Qui abbiamo trovato un luogo dalle tradizioni molto diverse dove è possibile riavvicinarsi all’umano. Per noi sono luoghi interessanti perché rappresentano visivamente la frammentarietà interiore del nostro protagonista.

Incontrando la comunità locale abbiamo potuto vivere questo posto da un punto di vista privilegiato, simulando per un po’ l’illusione di far parte di quelle che saranno le ambientazioni del nostro film. Sin dal principio, non avevamo dubbi che questo sarebbe stato il luogo perfetto per riconcepire la nostra storia».

Marea 22

Luca e Flavio ci hanno insegnato che in costiera il tempo è un concetto al di fuori del tempo, che può dilatarsi e restringersi talmente tanto che un giorno può sembrarti un’ora e allo stesso tempo un anno. Che il mare qui è un abbraccio di proporzioni infinite e che andar via da questi posti significa sempre tornare.
Ogni Marea ha un inizio e una fine. Anche quest’ultima l’abbiamo celebrata con un tramonto, a casa di Sandra questa volta. Mentre il sole si tuffava in mare e l’indiano dormiente sognava sul crinale della montagna, abbiamo brindato a questa nuova Marea e anche un po’ alla vita, perché Marea, alla fine, questo è!